martedì 25 febbraio 2020

Recensione: "Ah l'amore l'amore" (Rocco Schiavone #9) di Antonio Manzini

Cari visitatori della Tana,
eccomi finalmente con una nuova rcensione. Oggi voglio parlarvi di Ah l'amore l'amore di Antonio Manzini, ultimo volume della serie del vicequestore Rocco Schiavone.


Ah l'amore l'amore
di Antonio Manzini
Rocco Schiavone #9
Sellerio Editore
335 pagine
€ 15

TRAMA
Rocco Schiavone, vicequestore ad Aosta, è ricoverato in ospedale. Un proiettile lo ha colpito in un conflitto a fuoco, ha perso un rene ma non per questo è meno ansioso di muoversi, meno inquieto. Negli stessi giorni, durante un intervento chirurgico analogo a quello da lui subito, un altro paziente ha perso la vita: Roberto Sirchia, un ricco imprenditore che si è fatto da sé. Un errore imperdonabile, uno scandalo clamoroso. La vedova e il figlio di Sirchia, lei una scialba arricchita, lui, molto ambizioso, ma del tutto privo della energia del padre, puntano il dito contro la malasanità. Ma, una sacca da trasfusione con il gruppo sanguigno sbagliato, agli occhi di Rocco che si annoia e non può reprimere il suo istinto di sbirro, è una disattenzione troppo grossolana. Sente inoltre una profonda gratitudine verso chi sarebbe il responsabile numero uno dell'errore, cioè il primario dottor Negri; gli sembra una brava persona, un uomo malinconico e disincantato come lui. Nello stile brusco e dissacrante che è parte della sua identità, il vicequestore comincia a guidare l'indagine dai corridoi dell'ospedale che clandestinamente riempie di fumo di vario tipo. Se si tratta di delitto, deve esserci un movente, e va ricercato fuori dall'ospedale, nelle pieghe della vita della vittima. Dentro i riti ospedalieri, gli odori, il cibo immangiabile, i vicini molesti, Schiavone si sente come un leone in gabbia. Ma è un leone ferito: risulta faticoso raccogliere gli indizi, difficile dirigere a distanza i suoi uomini, non può che affidarsi all'intuito, alle impressioni sulle persone, ai dati sul funzionamento della macchina sanitaria. E l'autore concede molto spazio alla psicologia e alle atmosfere. Rocco Schiavone ha quasi cinquant'anni, certe durezze si attenuano, forse un amore si affaccia. Sullo sfondo prendono più rilievo le vicende private della squadra. E immancabilmente un'ombra, di quell'oscurità che mai lo lascia, osserva da un angolo della strada lì fuori.

LA MIA OPINIONE

Rocco Schiavone è ricoverato in ospedale e non vede l'ora di uscire. Dopo aver perso un rene a causa di un proiettile che lo ha colpito nel corso di un conflitto a fuoco, adesso ha un'infezione che lo tiene incatenato lì, aspettando un Capodanno che non vuole nemmeno festeggiare.
Proprio durante il suo ricovero, un paziente che subisce lo stesso intervento, Roberto Sirchia, perde la vita sotto i ferri a causa di una trasfusione sbagliata. Per l'ospedale è uno scandalo e la famiglia Sirchia sembra decisa ad andare fino in fondo pur di avere giustizia.
Schiavone però non può restare a guardare, il suo istinto gli dice che c'è qualcosa che non va nel quadro di questo caso e così, con l'aiuto dei suoi collaboratori e con qualche piccola fuga in Questura, cerca di rimettere in ordine i tasselli di un puzzle che non ha nulla di scontato.

L'avventura numero nove di Rocco Schiavone si presenta sin da subito particolare: il fatto che il vicequestore sia costretto in ospedale rende da subito la dinamica dell'indagine molto diversa.
Da un lato, infatti, Rocco è a stretto contatto con il luogo e le persone che in qualche modo gravitano intorno all'omicidio di Roberto Sirchia, ma dall'altro è anche costretto in ospedale a causa dell'infezione e quindi non può svolgere le indagini con i suoi soliti metodi, ma deve aspettare che si muovano i suoi collaboratori per avere delle risposte che lo aiutino ad inquadrare il caso.
Nel frattempo, oltre che l'indagine, seguiamo come sempre anche la vita personale di alcuni dei personaggi secondari, in questo caso soprattutto quella di Antonio Scipioni, ormai viceispettore, di Ugo Casella e ovviamente di Italo, che ormai conosciamo da un po' più di tempo.
Su Rocco, invece, cè poco di nuovo e proprio per questo, mentre l'indagine è autoconclusiva, per la trama principale questo è un romanzo di transizione, che non chiude gli scenari precedenti, ma anzi, li porta avanti aprendo qualche prospettiva anche nuova.
Il problema, forse, è che qualcuno di questi scenari ormai viene portato avanti da tempo e mettere un punto comincia ad essere necessario.

Nel complesso un giallo interessante per le dinamiche delle indagini, ma che conclude poco sul  fronte della trama principale.


Il mio voto per questo romanzo è di tre riccetti!

Nessun commento:

Posta un commento