Cari visitatori della Tana,
oggi torno a recensire, per parlare con voi di una delle mie ultime letture.
Si tratta di Pulvis et Umbra, romanzo numero sei nella serie di Rocco Schiavone, il burbero vicequestore nato dalla penna di Antonio Manzini.
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TRAMA
In "Pulvis et umbra" due trame si svolgono in parallelo. Ad Aosta si trova il cadavere di una trans. A Roma, in un campo verso la Pontina, due cani pastore annusano il cadavere di un uomo che porta addosso un foglietto scritto. L'indagine sul primo omicidio si smarrisce urtando contro identità nascoste ed esistenze oscurate. Il secondo lascia un cadavere che puzza di storie passate e di vendette. In entrambi Schiavone è messo in mezzo con la sua persona. E proprio quando il fantasma della moglie Marina comincia a ritirarsi, mentre l'agente Caterina Rispoli rivela un passato che chiede tenerezza e un ragazzino solitario risveglia sentimenti paterni inusitati, quando quindi la ruvida scorza con cui si protegge è sfidata da un po' di umanità intorno, le indagini lo sospingono a lottare contro le sue ombre. Tenta di afferrarle e gli sembra che si trasformino in polvere. La polvere che lascia ogni tradimento.
LA MIA OPINIONE
In quest'ultimo periodo ho letto veramente poco. Pulvis et umbra è arrivato decisamente al momento giusto per darmi una scossa.
Ho amato moltissimo le precedenti avventure del vicequestore Schiavone e anche questa non è stata da meno: ho divorato il libro in poche ore e girata l'ultima pagina ho da subito cominciato a pensare alle possibili evoluzioni del prossimo romanzo.
Rocco Schiavone, sempre di stanza nella non troppo amata Aosta, arriva in questura in una mattina come tutte le altre e trova una novità piuttosto indigesta: hanno spostato il suo ufficio in uno sgabuzzino per far posto alla nuova squadra della scientifica, che è già una rottura del nono livello. Presto però Rocco dovrà far fronte a cose ben più importanti: mentre ad Aosta viene ritrovato il cadavere di una trans, a Roma c'è quello di un uomo che stringeva in mano un biglietto con il suo numero di telefono.
Come sempre diviso tra Aosta e Roma, Rocco deve risolvere un caso complesso, di cui bisogna saper leggere tutte le sfumature. Missione non di certo impossibile per lui, ma certo difficile, visto che ad ogni indagine diventa sempre più difficile per lui calarsi nel fango dell'umanità su cui è chiamato ad indagare.
A tutto questo si aggiunge il capitolo Enzo Baiocchi, non ancora chiuso. L'uomo che ha ucciso Adele è ancora a piede libero e Sebastiano ha giurato di prenderlo. Ma Rocco sarà capace di lasciarlo fare senza intromettersi?
Pulvis et umbra segna un punto importante nella storia personale di Rocco, che deve tirare le somme di molti conti rimasti aperti.
Marina ormai parla con lui sempre meno spesso. Sono rare le volte in cui la trova ad aspettarlo nella sua nuova casa, ma nel frattempo si sta facendo strada nella sua vita Caterina Rispoli, che a sua volta in questo volume deve affrontare un fantasma molto ingombrante del suo passato.
I casi di cui si deve occupare questa volta sono pieni di ombre, rompicapo difficili da capire e che sembrano portare soltanto ad una serie di vicoli ciechi.
Rocco però non è il tipo di investigatore che si lascia ingannare dalle apparenze o che si ferma davanti ad un muro: sa che deve arrivare alla verità, anche se per lui è soffocante, perché le persone su cui deve indagare sono spinte da motivi sempre più meschini.
E poi c'è Sebastiano, il suo migliore amico, che spegne il cellulare e sparisce. Ma Rocco sa che sta seguendo Enzo Baiocchi per vendicare la morte di Adele e che ha scelto di compiere questa vendetta da solo. Deve solo capire se è il caso di lasciarlo proseguire da solo, se può lasciarlo fare senza intromettersi.
La serie di Rocco Schiavone non annoia mai: anche adesso che pensavo di sapere tutto sul protagonista, Manzini è riuscito ad introdurre nuove sfumature della sua personalità, nuovi aspetti della sua vita che non avevamo ancora conosciuto, e così com'è stato per lui, lo stesso è accaduto con Caterina Rispoli, che in questo romanzo occupa uno spazio importante.
Come sempre scorrevolissimo, questo romanzo è stato il rimedio perfetto contro il blocco del lettore: mi ha incuriosita sin dalla prima pagina ed è stato un viaggio attraverso una trama complessa, piena di snodi e colpi di scena, che conduce verso un finale che lascia l'amaro in bocca, ma che è perfettamente calzante.
Pulvis et umbra non deluderà i fan di Rocco, anzi li appassionerà di più: una lettura imperdibile per tutti coloro che amano il vicequestore.
Rocco Schiavone, sempre di stanza nella non troppo amata Aosta, arriva in questura in una mattina come tutte le altre e trova una novità piuttosto indigesta: hanno spostato il suo ufficio in uno sgabuzzino per far posto alla nuova squadra della scientifica, che è già una rottura del nono livello. Presto però Rocco dovrà far fronte a cose ben più importanti: mentre ad Aosta viene ritrovato il cadavere di una trans, a Roma c'è quello di un uomo che stringeva in mano un biglietto con il suo numero di telefono.
Come sempre diviso tra Aosta e Roma, Rocco deve risolvere un caso complesso, di cui bisogna saper leggere tutte le sfumature. Missione non di certo impossibile per lui, ma certo difficile, visto che ad ogni indagine diventa sempre più difficile per lui calarsi nel fango dell'umanità su cui è chiamato ad indagare.
A tutto questo si aggiunge il capitolo Enzo Baiocchi, non ancora chiuso. L'uomo che ha ucciso Adele è ancora a piede libero e Sebastiano ha giurato di prenderlo. Ma Rocco sarà capace di lasciarlo fare senza intromettersi?
Pulvis et umbra segna un punto importante nella storia personale di Rocco, che deve tirare le somme di molti conti rimasti aperti.
Marina ormai parla con lui sempre meno spesso. Sono rare le volte in cui la trova ad aspettarlo nella sua nuova casa, ma nel frattempo si sta facendo strada nella sua vita Caterina Rispoli, che a sua volta in questo volume deve affrontare un fantasma molto ingombrante del suo passato.
I casi di cui si deve occupare questa volta sono pieni di ombre, rompicapo difficili da capire e che sembrano portare soltanto ad una serie di vicoli ciechi.
Rocco però non è il tipo di investigatore che si lascia ingannare dalle apparenze o che si ferma davanti ad un muro: sa che deve arrivare alla verità, anche se per lui è soffocante, perché le persone su cui deve indagare sono spinte da motivi sempre più meschini.
E poi c'è Sebastiano, il suo migliore amico, che spegne il cellulare e sparisce. Ma Rocco sa che sta seguendo Enzo Baiocchi per vendicare la morte di Adele e che ha scelto di compiere questa vendetta da solo. Deve solo capire se è il caso di lasciarlo proseguire da solo, se può lasciarlo fare senza intromettersi.
La serie di Rocco Schiavone non annoia mai: anche adesso che pensavo di sapere tutto sul protagonista, Manzini è riuscito ad introdurre nuove sfumature della sua personalità, nuovi aspetti della sua vita che non avevamo ancora conosciuto, e così com'è stato per lui, lo stesso è accaduto con Caterina Rispoli, che in questo romanzo occupa uno spazio importante.
Come sempre scorrevolissimo, questo romanzo è stato il rimedio perfetto contro il blocco del lettore: mi ha incuriosita sin dalla prima pagina ed è stato un viaggio attraverso una trama complessa, piena di snodi e colpi di scena, che conduce verso un finale che lascia l'amaro in bocca, ma che è perfettamente calzante.
Pulvis et umbra non deluderà i fan di Rocco, anzi li appassionerà di più: una lettura imperdibile per tutti coloro che amano il vicequestore.
Il mio voto per questo romanzo è di cinque riccetti!
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